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ECO2LIO: l’olio buono che fa bene all’ambiente

ECO2LIO: l’olio buono che fa bene all’ambiente

 

A Trevi i risultati di un progetto  “Made in Umbria” per promuovere la sostenibilità dell’olio d’oliva extravergine. Presente il sottosegretario di Stato alle politiche agricole alimentari e forestali Giuseppe Castiglione

TREVI, 4 Giugno 2015. Si è svolto oggi, giovedì 4 giugno, a partire dalle 15:30 nella prestigiosa Villa Fabri a Trevi, il convegno finale per la presentazione dei risultati del progetto ECO2LIO – Carbon Footprint dell’olio extra vergine di oliva umbro che ha analizzato la sostenibilità della filiera olivicola-olearia determinandone gli effetti sulla mitigazione dei cambiamenti climatici.

Al convegno è intervenuto il Sottosegretario di Stato alle politiche agricole alimentari e forestali Giuseppe Castiglione, a sottolineare l’innovatività e l’importanza dei risultati raggiunti.

Il progetto ECO2LIO è stato realizzato grazie alla partnership tra 3A Parco Tecnologico Agroalimentare Dell’Umbria, Aprol Perugia (Coldiretti), Università degli Studi di Perugia (Dipartimenti di Ingegneria e di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali), aziende olivicole e frantoi di Assisi, Trevi, Foligno e Perugia, con il sostegno della Misura 1.2.4 Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti processi e tecnologie nei settori agricolo e alimentare del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013.

Nel corso dei 2 anni di progetto è stata determinata la carbon footprint (impronta di carbonio, ovvero la quantità di gas a effetto serra prodotta nell’intero ciclo di vita di un prodotto) di 7 oli extra vergini di oliva, con il duplice obiettivo di inserire questo noto indicatore di impatto ambientale nelle etichette, ma anche di verificare se gli oliveti possano essere considerati un “pozzo di carbonio”, cioè agrosistemi in grado di assorbire più CO2 di quella che viene emessa nel corso della produzione dell’olio.

Sono stati monitorati oltre 70 ettari olivetati, con un campione significativo su oltre circa 24000 piante (età media 70 anni) appartenenti alle cultivar tipiche umbre. L’analisi sperimentale ha evidenziato, con criterio scientifico, che la Carbon Footprint dell’olio è tanto più bassa quanto più la coltivazione è biologica o usa metodi tradizionali e tecniche biologiche. Al contrario, la Carbon Footprint di un olio prodotto in Italia, ma con olive non italiane, o per le quali si è fatto ricorso all’uso di prodotti chimici, è notevolmente più alta. Inoltre il monitoraggio sperimentale ha permesso di determinare quanta CO2 può essere assorbita da un oliveto e come questo valore riesca non solo a compensare, ma addirittura a superare, le emissioni di gas effetto serra determinate dalla produzione di olio. Per le aziende esaminate, infatti, il bilancio netto tra la CO2 immagazzinata e quella emessa, secondo un approccio del ciclo di vita “from cradle to gate”, è sempre positivo: si arriva a quantità di CO2 equivalente assorbita 6 volte superiori rispetto a quella emessa (rapportate al litro di olio). Il progetto ha permesso pertanto di dimostrare come un oliveto, coltivato con tecniche biologiche, può produrre olio e catturare CO2 contemporaneamente, diventando così strumento di mitigazione dei cambiamenti climatici, in grado di generare “crediti di carbonio” per il mercato volontario: in tal modo anche oliveti marginali, potrebbero mantenere competitività e si eviterebbe l’abbandono di aree economicamente e agronomicamente marginali.

Sono intervenuti al convegno il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia Franco Moriconi, il presidente di Coldiretti Perugia Luca Panichi, il presidente di Aprol Perugia Giulio Scatolini, il responsabile del Servizio Politiche per l’Innovazione e Fitosanitarie della Regione Umbria Giuliano Polenzani, e i professori e ricercatori responsabili della ricerca, Prof. Ing. Stefania Proietti (Università Guglielmo Marconi e spin-off Tree S.r.l. dell’Università di Perugia), Prof. Primo Proietti e Dott. Antonio Brunori (Università di Perugia (DSA3), oltre al Prof. Cristos Xiloyannis (Università degli Studi della Basilicata) e al Dott. Luciano Concezzi (Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria 3A).

I risultati ottenuti dal confronto tra gli impatti associati alle operazioni di filiera e la quantità di carbonio assorbito dai diversi agro-ecosistemi sottolineano il ruolo di carbon sink dell’oliveto, introducendo interessanti prospettive sul ruolo dell’agricoltura nelle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici.

Il progetto Eco2lio ha dimostrato come l’innovazione di processo, implementando tecniche e tecnologie ecocompatibili lungo la filiera olivicola-olearia, possa aumentarne la sostenibilità valorizzando al contempo un prodotto d’eccellenza italiano sui mercati esteri, più sensibili alle informazioni ambientali. La ripetibilità del progetto anche in altre regioni dimostra come l’innovazione e la ricerca applicata possano diventare un’arma vincente per difendere non solo l’oro verde ma anche il paesaggio tipico delle colline umbre.

Clicca qui per visionare il servizio del TGR andato in onda il 06/06/2015 alle ore 14:00.

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